mercoledì

Ricerche e vicende private

Thariel viene convocato da Unddreth, da solo. I suoi compagni partiranno domani. Lui dovrà partire subito. Solo il tempo di prendere il necessario. Un mago del villaggio lo teletrasporterà alla casa di Olgen, un Agente Arpista.

Un rapido gesto di bacchetta, una parola in lingua arcana, un turbinio d'immagini di Quaervarr, poi l'ingresso di una casa, pareti di legno, un tepore confortante e la sensazione di accoglienza. Il mago saluta rapidamente e scompare.

Da una porta aperta si intravvede la sala da pranzo e si ode lo scoppiettio del focolare, Thariel avanza, vuole conoscere in fretta i particolari e desidera tornare alla sua amata, Kalista.

Uno gnomo. Seduto in una profonda poltrona. Sfoglia un grosso tomo, degli occhialini sulla punta del naso. Indossa un abito a sbuffi di molteplici colori: verde, arancione, viola. Tira su lo sguardo, una luce brilla negli occhi vivaci.

"Ben arrivato, Thariel", ha una voce acuta e brillante, "ti ho aspettato prima di cominciare a cenare, avanti accomodati".
"Olgen suppongo. Si parla meglio a pancia piena", risponde prontamente Thariel.

La tavola è imbandita con cibi semplici, ma succulenti; Olgen si prodiga subito a riempire i calici con del vino per brindare alla loro conoscenza. Parlano del più e del meno, cortesie, banalità, entrambi sentono dell'affinità. Finiti i primi piatti un bambino umano entra nella stanza, lo sguardo timido, ma il passo sicuro; porta un vassoio, altre pietanze fumanti.

"Grazie Nikki" dice lo gnomo prendendo il vassoio, lo  spettina con una mano. Lui sorride. Poi esce dalla sala da pranzo.

"Sai è come un figlio per me. Non ho avuto la fortuna di generarne, ma lui, è come un figlio, per me", un'ombra di tristezza passa nei suoi occhi, poi agita una mano come per scacciare dei vecchi ricordi. 

"A proposito!",  quasi squittendo, "non abbiamo ancora fatto un brindisi per il tuo lieto evento!"
Thariel rimane come paralizzato, in un secondo l'intera vita gli passa davanti agli occhi. 

Un alone di imbarazzo. "Ah, forse non lo sapevi ancora? Beh mi sembrava chiaro...sai, per questa faccenda abbiamo dovuto controllare un po' tutto, non potevamo tralasciarvi. Mi sembrava fossero chiari, anche a te, i segnali dell'evento."
"Non sono pronto" sbotta l'elfo alzandosi dalla sedia. 
"Non ti preoccupare e lascia che ti spieghi", dice Olgen, cominciando subito dopo a cantare. Una ballata, racconta dell'amore tra un uomo ed una donna, la scoperta, il corteggiamento; un figlio, la sua crescita e poi anch'egli incontra l'amore; i  versi si ripeto per generazioni.

Thariel sempre un po' scosso, ma più tranquillo, si risiede. Accende la sua pipa. "Forza, lasciamo stare le mie vicende private. Raccontami tutto."

Nikki lo accompagna al tempio di Geb, poi va via. Non dice una parola, Olgen glielo ha detto che non parla. Alle volte bastano pochi anni per vedere molte, troppe cose. Entra nel piccolo tempio costituito da una sola stanza, una copertura. La esamina con perizia. Una porta ben nascosta vicino all'altare, come aveva detto lo gnomo: l'ingresso principale. La apre. Con cura sistema un 'regalino'. "Il prossimo che passerà sarà colto da un bruciore inatteso", pensa fra sé e sé, un ghigno compare sulle labbra dell'elfo mentre esce per cercare la presenza d'ingressi secondari.

Il resto della giornata lo passa in giro, entra nelle locande, parla con la gente. Notizie inutili. Dicerie di alcuni scomparsi, ma non è facile avere altre informazioni. Da sei mesi si registrano almeno quattro scomparsi. Si fa notte. Tornando alla casa dell'Arpista nota un aggressione: due tizi ne malmenano un terzo, forse è quello che cerca. Si avvicina ammantato nelle tenebre. Solo una rapina. Agisce, per capire e sedare; uno cade sotto i suoi colpi, l'altro scappa. Conquista così la riconoscenza di un mercante, altre orecchie per continuare la ricerca.

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